14 Settembre 2019

IMPEGNARSI PER UNA VITA #PLASTICFREE

Ridurre il consumo di plastica in casa è possibile, anzi, è un impegno morale che ciascuno di noi dovrebbe prendersi quotidianamente. Io ci sto provando, soprattutto in cucina, e vorrei condividere con voi i miei progressi. Voi cosa state facendo, nelle vostre case, per il pianeta?
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Non amo la plastica. Per me è sempre stato così per una questione inizialmente estetica, poi è diventata una necessità ambientale. Comprendere come contribuire nel proprio piccolo a ridurre l’enorme quantità di plastica che invade il globo dovrebbe essere una priorità per tutti, in questo momento. La plastica, e i danni che provoca all’ambiente, non sono solo un argomento per le generazioni che verranno, ma un problema etico che dovrebbe interessare noi, adesso. Soprattutto chi è genitore e desidera sonsegnare ai propri figli un pianeta in cui vivere ancora bene.

Questa settimana è stato pubblicato il Global Consumer Survey on Plastic Waste. Si tratta di un documento giornalistico, non scientifico, reso pubblico dalla società BioPlasticNews, che si occupa di informare i privati cittadini sui progressi che il mondo sta compiendo per impegnarsi a ridurre il consumo della plastica monouso, sostituendola gradualmente con altri materiali, tra cui la bioplastica (è in inglese ed è tecnico, ma se volete potete leggerlo qui).

In Europa la questione della riduzione della plastica monouso è i secondo tra i primi 3 principali motivi di preoccupazione per quanto riguarda l’ambiente, che sono, nell’ordine:

1.    cambiamento climatico
2.    riduzione della plastica monouso
3.    spreco di cibo

La buona notizia è che ciascuno di noi, a partire da me stessa, può dare il proprio contributo, eliminando progressivamente tutto ciò che è di plastica dalla propria giornata. È proprio un dato: si può fare. E non costa molto in termini di impegno. Può costare di più in termini economici, è vero, ma credo davvero che ne valga la pena.

Partiamo dal terzo punto, lo spreco alimentare, che è il più semplice. Una persona che mi ha insegnato molto, mi ha detto tanti anni fa queste parole: “Non è difficile risparmiare quando non puoi spendere. È difficile non sprecare quando hai denaro”. Con il cibo è lo stesso. Comperare meno è l’unico modo per sprecare meno. Le nostre nonne, in questo, erano bravissime.

Il cambiamento climatico ha anch’esso bisogno del nostro contributo, certo. Tenere spento il riscaldamento sino a che possiamo, usare più la bicicletta e meno la macchina, ma soprattutto ridurre drasticamente il consumo di carne mensile (l’allevamento intensivo produce riscaldamento globale) è qualcosa che tutti possiamo fare. Ciascuno in una percentuale variabile, certo, ma è fattibile. E migliorabile, sempre di più.

Infine, la riduzione dell’uso della plastica. Tutti desiderano che la plastica nel mare si riduca, ma come farlo? Il 48% della popolazione ritiene che sia un compito delle aziende darci prodotti senza plastica [fonte: Europanel, Gfk 2019] e non di noi consumatori. Sono solo parzialmente d’accordo. Certo, se le aziende iniziassero a usare al posto della plastica tradizionale la bioplastica, ottenuta da energie rinnovabili e 100% biodegradabile, saremmo tutti più felici. Ma i costi in questo momento sono alti. E la transizione deve essere graduale. I supermercati italiani hanno già dato un contributo eliminando i sacchetti in plastica monouso. Molte bibite sono tornate al vetro, così come le uova stanno tornando nella confezione di carta. Ma sono le bottigliette di acqua il nemico che dobbiamo combattere, e le cannucce. Di entrambe le categorie merceologiche, io faccio a meno, e voi?

#PLASTICFREE, NON È SOLO UNO SLOGAN
Torno su un tema che mi sta a cuore, e che voglio sostenere il più possibile per cercare di aiutare chi, come me, vogliono fare qualcosa sapendo che, in passato, hanno commesso involontariamente errori. Sono nata nel 1970 e quando andavo alle elementari, non si distribuivano borracce per l’acqua, ma sgargianti bicchierini di plastica per le feste di compleanno, corredati con piatti in tinta. Si fumava al cinema e in aereo per non parlare dei ristoranti e degli uffici. Le signore indossavano (e ambivano indossare) la pelliccia. Insomma, sono nata in un altro mondo, come molti di voi che leggete. Nessuno ci aveva detto, all’epoca, che si potesse, o si dovesse, fare in modo diverso. Ma poi, fortunatamente, lo abbiamo capito da soli.

Lo ammetto: ho comperato l’acqua nella plastica, certo. Voi no? L’ho fatto per molto tempo purtroppo. Non ho mai lasciato una bottiglietta di plastica in un prato, ma ne ho acquistate molte. Ho usato le cannucce in plastica da ragazza. Oggi che i miei figli hanno 14 e 12 anni, e che da molto tempo vanno già in giro con una borraccia che riempiono a casa, so che devo e posso fare qualcosa per loro, per il mondo nel quale li ho chiamati a vivere, e per il quale li sto educando.
È con questo spirito che sto collaborando, da tempo, con alcune aziende che fanno della riduzione della plastica il proprio lavoro in modo serio. Per dare delle possibilità concrete, che sono – certo – più costose di quelle tradizionali, ma sicuramente più verdi.

OGGI L’ACQUA DEL MIO RUBINETTO È FILTRATA
Da pochi mesi ho iniziato a lavorare con un’azienda che sicuramente molti conosceranno: GROHE. È conosciuta prevalentemente per il design dei suoi rubinetti e ne ha uno in particolare, il GROHE Blue Home, che mi è piaciuto molto perché non è un semplice rubinetto da cucina, ma un sistema di filtrazione domestico che permette di erogare dallo stesso rubinetto acqua corrente miscelata e acqua fresca filtrata naturale, leggermente frizzante o frizzante.
Questo significa che quando voglio solo un bicchiere d’acqua, lo prendo direttamente dal rubinetto ed è già fresco e filtrato. I miei figli possono riempire la loro borraccia di acqua fresca come se fosse quella delle bottiglie (di vetro) che teniamo nel frigorifero, ma direttamente dal rubinetto. La uso per fare il thé e il caffè, ma anche il brodo di miso in questa stagione.
L’ho installato a febbraio nella mia cucina e devo dire che ne sono molto contenta. Certo, è necessario considerare un investimento iniziale, ma non mi sono mai piaciute le caraffe a filtro, volevo un filtro professionale e un sistema dalle dimensioni contenute (il mio sta sotto il lavandino della cucina). E questo mi ha convinto. Il rubinetto è uno solo ed è dotato di due canali di erogazione separati: un pulsante a pressione con indicatore LED serve per erogare l’acqua filtrata e refrigerata naturale, leggermente frizzante e frizzante. Utilizzando la levetta, invece, esce la comune acqua corrente miscelata del rubinetto.

Ora la scommessa è quella di riuscire a uscire sempre con la borraccia. Ludovica mi ha detto “mamma, è stra-di-moda, anzi è VSCO” (che è la moda green delle ragazzine al momento, pare). Ci vado al lavoro, ci vado in palestra. Ci vado sul set di Cortesie per gli Ospiti che ricominciamo a girare lunedì. Voi da dove bevete la vostra acqua?

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NOTA Questo post è stato realizzato in collaborazione con GROHE.
Se volete conoscere il sistemaGROHE Blue Home qui potete trovare tutte le informazioni e approfittare anche di una promozione attiva proprio in questo periodo.

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19 commenti

N.ANTONIETTA |

VSCO che vuol dire?

Silvia Matteucci |

VSCO è una applicazione nata per modificare le foto e che è diventata anche piattaforma per condividere le proprie foto… Una sorta di instagram, ma meno social. Le mode impostate da queste estetiche che si vedono su VSCO fanno da modello alle ragazze e ai ragazzi di oggi, ma anche io (ho 23 anni!!) non l’avevo mai sentito usare come modo di dire “alla moda”!!

csaba |

No, non sto parlando dell’applicazione VSCO. E’ un termine che usano gli adolescenti per identificare un trend ecologista che segue comunque alcune mode. Lo si usa prevalentemente su TikTok e su Instagram… Si tratta di una tendenza prevalentemente femminile.

Franca |

Lavoro presso la Smat di Torino che gestisce il ramo idrico di molti comuni del Piemonte. Posso garantire che la qualità dell’acqua di rete è ottima ed è super controllata. Sul sito ci sono i parametri dell’acqua che esce dal proprio rubinetto. Un passo avanti per un mondo migliore. Grazie

Jackie Vargas |

Cara Csaba,
Siamo studentesse d’italiano a Hunter College e abbiamo letto il suo blog. Pensiamo che sia molto interessante. Ci è piaciuta la sezione dei dolci. Le fotografie sono bellissime ma anche il modo di scrittura è molto chiaro e facile da capire. Inoltre abbiamo trovato l’articolo “#plasticfree” intrigante perché è un tema indifferibile.
Complimenti,
Jackie, Jennifer, Zevi

csaba |

Grazie ragazze. Mi piacerebbe saperne di più di voi… Dateci il vostro contributo sul plasticfree! Leggerò molto volentieri. Buon week end.

Maria Rosaria fontana |

Cara csaba,
Grazie per la proposta di una soluzione concreta alla mia vita domestica di moglie madre lavoratrice, divisa fra casa lavoro scuola palestre piscine dei ragazzi (volutamente non metto le virgole, perchè percepisco poco la separatezza tra i miei vari ruoli e gli ambienti che frequento nell’arco della stessa giornata!…)
Una bella notizia è che a scuola di mio figlio sono state regalate il primo giorno delle borracce di alluminio e che lo stesso sta facendo l’ateneo per cui lavoro, sia per gli studenti che per i dipendenti.
Sicuramente la bottiglietta al distributore c’è ancora, ma costa trenta centesimi in più e questo disincentiva molto l’acquisto, a fronte della possibilità di ritirare una borraccia gratis!
Concordo comunque sul fatto che un sistema di filtrazione dell’acqua domestico sia la scelta migliore sia per la diminuzione del consumo di acqua in plastica sia per il gusto e la salubrità dell’acqua consumata in casa.
Alla prossima dritta, dunque, e avanti così!
Rosaria

Eva |

Buonasera Csaba,
innanzitutto grazie per questo post: io ritengo che sia molto importante che le persone “influenti” come te esprimano la loro posizione rispetto ai problemi etici ed ambientali, dando l’esempio ed i loro personali suggerimenti affinché ognuno di noi venga sensibilizzato e, talvolta, ispirato a comportamenti responsabili.
Io ho cambiato, proprio a partire da luglio la mia fornitura di acqua. Sono passata alle bottiglie in vetro, anche se costano un po’ di più e finiscono subito, visto che sono da litro. Ho dovuto trovare un posto per lo stoccaggio delle scorte e di tutti i resi, ma so che è solo una questione di abitudine, un piccolo sacrificio che vale l’eliminazione di un sacco di rifiuti.
In palestra uso la borraccia che posso ricaricare con l’acqua messa a disposizione del circolo che frequento (VirginActive che ormai vende l’acqua solo in bottigliette di vetro) tramite dei comodi dispenser.
Sono d’accordissimo anche per la questione della riduzione degli sprechi: quanta merce esposta nei nostri supermercati viene realmente venduta, e quanta invece arriva a scadenza, per poi essere eliminata? A mio avviso c’è troppa offerta e noi stessi riempiamo le nostre dispense oltre il necessario, molto spesso sprecando il cibo che non riusciamo a consumare entro la scadenza. Il mio proposito è quello di programmare il menu settimanale o quantomeno di qualche giorno, acquistando solo ciò che serve.
Mi sento appagata, anziché gravata dal sacrificio, al pensiero che anch’io, nel mio piccolo, posso contribuire ad un grande cambiamento comportamentale.
Un abbraccio
Eva

Luisa |

Buonasera Csaba da piccola dai miei nonni in Calabria l’acqua arrivava dall’acquedotto direttamente dalle montagne…poi sono arrivate le bottiglie di plastica e tutti a comprare l’acqua. Quando sono arrivata in Emilia acquistavamo le bottiglie in vetro a rendere…poi sono spariti i signori che svolgevano questa attività causa acqua nella plastica. Da qualche anno è stato installato un acquedotto con l’acqua del sindaco ma non è un grande e abbiamo puntato sul depuratore a casa e adesso sul frigo, che produce anche il ghiaccio nella casa nuova e i bambini di divertono a bere. Banditi i bicchieri e cannucce già da tempo e anche noi utilizziamo molto le borracce. Ho sempre girato molto a piedi e adesso in pianura posso riprendere a girare in bici. Per la spesa utilizzo i miei sacchetti di stoffa, ne ho uno carino, regalo della materna. Cerchiamo di mangiare molto legumi, poca carne e verdure prodotte dall’orto del nonno. Cerchiamo tutti di impegnarci nel nostro piccolo cercando di fare qualcosa di importante davvero per il pianeta. Buona serata

Gisella |

Dunque, dunque… il nostro pianeta ha davvero bisogno di tirare una respiro. Quest’estate ha dato grandi segni di “insofferenza” a noi umani. Ha preso fuoco in così tante aree che mi sono preoccupata. Vediamo, cosa posso fare ? I tuoi suggerimenti sono facilmente perseguibili tutti ( a parte il rubinetto …). Se in Italia siamo decisamente più sensibili a queste tematiche, dove vivo io lo sono decisamente meno 😡. Cosa faccio io? Vado a fare la spesa con un “bellissimo” trolley della famosa catena svedese, ci vado a piedi e mi sento molto ”stilosa”, le bottiglie ahimè sono ancora di plastica (ma a New York l’acqua in vetro ha davvero prezzi proibitivi) però utilizzo anche quella del rubinetto che nn è per niente male. La carne anche a casa mia non entra così spesso ( entra più pesce) ma gli americani sono 100% carnivori e li dovresti arrivare tu, che con grazia e modi, potresti cercare di fare cambiare abitudini alimentari. Acquistano così tanto cibo take away che di sicuro personalmente non sprecano però anche no! Secondo me quando guardano in casa mia stralunano, seduti con tavola apparecchiata e risotto nel piatto per loro è da marziani… io potrei migliorare un pochino con gli sprechi ma servirebbe qualche ricettina delle tue per preparare piatti gustosi con gli avanzi, che dici, mi dai una mano?
Un abbraccio e post interessante!

Gisella |

P.S. ogni tanto la punteggiatura è rimesta nella tastiera… sorry 😐

csaba |

Cara Gisella, qualche ricettina per lavorare con gli avanzi si potrebbe fare. Io spesso mi trovo, a casa, a lavorare con quello che è avanzato in frigorifero. ma è difficile convogliare questa abilità in un testo. Forse si potrebbe provare con piccoli video… perchè no? Perchè gli avanzi non sono mai tutti uguali, ovviamente 🙂 Per dare al pianeta un po’ di respiro dobbiamo lavorare subito. L’acqua è importante. Così come combattere contro l’allevamento intensivo. E contro il trasporto inutile dei vegetali da un angolo all’altro del mondo! Ecco, mangiare secondo la stagione è sempre stato naturale fino a poco fa. Perchè ora sembra così difficile?

Gisella |

Piccoli video potrebbero essere una bella idea! Lo so che sei super presa ma pensavci davvero ☺️ Secondo me avrebbero molto seguito e mi sembra anche qualcosa non ancora “sviluppato” da nessuno.
p.s. arriva la stagione dei funghi, della zucca, dei cavoli e dei cachi che mi piacciono molto anche se non sono proprio dietetici. Ah, a proposito hai qualche buona ricetta di dolce fatta con cachi? Non sono facili da trovare. Mi sembra di ricordare che avevi messo questo frutto in qualche libro. Devo andare a sfogliare, ciao 🏃🏻‍♀️ 🤓

Milena1981 |

Buongiorno, Gisella: mi permetto di intervenire per segnalare la trasmissione “Geo&Geo” su Rai3 e Raiplay, che dedica un’ampia sezione alle ricette del recupero e alla riscoperta della cucina cosiddetta “povera”, grazie ai cuochi contadini della Coldiretti. Ben venga, ovviamente, anche il contributo di Csaba ma, forse, ha ora molti fronti che la vedono già super impegnata… A proposito di impegni, auguri per il secondo matrimonio in famiglia! 🍾

Elena |

Non potendo spendere grosse cifre, da un paio d’anni mi sono fatta regalare vi il garantire della Sodastream e ora utilizzo solo quello. Lo so, le bottiglie sono di plastica, ma sono solo tre e le riempio man mano che bevo l’acqua. L’idea di questo rubinetto è comunque bellissima

csaba |

Cara Elena, comunque mi sembra un ottimo passo avanti. E le bottigliette che citi comunque non sono usa e getta, quindi non finiscono in mare. Ora questi rubinetti hanno un prezzo più elevato perchè sono un’innovazione, ma sono sicura che con il tempo, come molte cose, saranno più economici e potranno essere apprezzati e utilizzati da moltissime famiglie. Basta pensare al telefono cellulare… venticinque anni fa era solo un lusso da dirigenti. Oggi chiunque ne ha uno.

Dalila |

Da quando mi sono sposata e ho potuto avere una casa tutta mia, ho fatto pian piano sparire la plastica dalla mia vita e da quella della mia famiglia, purtroppo molte cose che vendono al supermercato sono imbottigliate o confezionate con la plastica e allora mi chiedo come mai ancora si produce questo materiale orribile, per niente elegante e a volte anche puzzolente che fa così male al nostro pianeta. Che fine hanno fatto le bellissime bottiglie di vetro delle bibite ad esempio? Per l’acqua filtrata devo dire che ci stiamo pensando, era così bello, quando da piccola, mio padre mi portava a prendere l’acqua direttamente alla sorgente..

Martina |

Mi sembra un sistema ottimo, ho i rubinetti Grohe a casa, ma il mio sottolavello è a cassettoni, quindi dubito possa ospitare l’apparecchiatura. Intanto però ho comprato 12 bottiglie in vetro e una borraccia e le riempio gratuitamente alla casetta dell’acqua del mio comune. L’acqua naturale, a temperatura ambiente o refrigerata, è gratuita, la frizzante costa 5 cent a bottiglia. Anche in montagna faccio così, lì alla casetta dell’acqua spendo 5 cent a litro, naturale o frizzante che sia, buona e fresca. Dove posso faccio lo stesso anche con il latte. Porto le borse della spesa in stoffa e mangio pochissimola carne solo di produttori locali, dato che abito fuori città. Purtroppo però da me non ci sono ancora negozi per la spesa sfusa, quindi cerco di comprare al mercato. Complimenti per i tuoi post sempre bellissimi.

csaba |

Brava Martina, il tuo è un esempio da seguire! L’acqua di montagna vorrei poterla portare a casa ogni volta che la bevo, e anche io la imbottiglio più che posso nel vetro. Qualche litro lo riesco sempre a portare con me. Da diversi anni vado al supermercato con le mie borse e ne sono fiera. Piano piano, sono felice di dare un contributo. Ti auguro un felice autunno!